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Sacrificio di Isacco (Caravaggio)

Il Sacrificio di Isacco è il titolo di due dipinti realizzati dal pittore italiano Michelangelo Merisi da Caravaggio.

Descrizione e stile Anche in questa versione il pittore raffigura il momento in cui Abramo, sul punto di uccidere suo figlio Isacco, viene fermato da un angelo del Signore che gli indica di sacrificare un ariete al posto del ragazzo.

L'opera è una delle rare tele di Caravaggio in cui sia presente un paesaggio sullo sfondo. Un altro esempio è costituito dal Riposo durante la fuga in Egitto. Il paesaggio campestre sullo sfondo, con architetture probabilmente raffigurante uno scenario tipico della campagna romana recentemente questo paesaggio è stato identificato con Castel San Pietro Sabino, feudo dei Mattei noti mecenati e collezionisti di Caravaggio, identificato da Enzo Pinci (scoperta critica presentata ad una conferenza, tenutasi a palazzo Mattei a Roma centro studi americani) contribuisce a conferire una maggiore "luminosità" e "storia" al dipinto. Per queste ragioni, il dipinto degli Uffizi appartiene -stilisticamente- ancora alla prima produzione romana di Caravaggio, priva del forte luminismo, cioè dei forti contrasti chiaroscurali, che ritroviamo, invece, nei dipinti successivi. I personaggi sono disposti sulla tela secondo un consueto impianto piramidale, il cui vertice è costituito dalla testa di Abramo.

Nel Sacrificio di Isacco, il dramma dell'evento è concentrato nell'espressione disperata e sorpresa della vittima, cioè Isacco, la cui adolescenza è brutalmente sconvolta dal padre Abramo, deciso a sacrificare il proprio figlio per obbedire alla volontà di Dio. Il volto severo di Abramo si contrappone all'umanissimo volto dell'angelo, che deve ricorrere ad un gesto risoluto per fermare la mano omicida: con la destra blocca in una stretta il polso di Abramo, con la sinistra indica il vero destinatario del sacrificio, cioè l'ariete. Secondo Marco Gallo, la popolarità dell'iconografia del Sacrificio di Isacco nell'arte della prima età moderna si deve al recupero dell'iconografia paleocristiana. Nella cultura romana del Cinquecento, infatti, il crescente interesse antiquario per il mondo catacombale aveva portato ad un recupero dell'iconografia sacra tradizionale, che poteva essere letta e studiata proprio a partire dai sarcofagi romani del IV secolo, a cominciare da quello eccezionale di Gunio Basso. Tale recupero iconografico ebbe delle ripercussioni nei gusti dei committenti e dunque anche nell'iconografia di molte opere dell'epoca, tra cui - forse - questa di Caravaggio.

Da un punto di vista iconologico, e secondo i principi della filosofia patristica, Abramo è un exemplum fidei, cioè un esempio di fede. Il sacrificio di Isacco non è "utile" a Dio, quanto piuttosto ai fedeli che vi possono riconoscere un esempio di fede assoluta in Dio, ma anche una prefigurazione del summenzionato sacrificio di Cristo che, come Isacco, è stato immolato dal Padre. Secondo Marco Gallo, il Sacrificio di Isacco raffigura la cosiddetta satisfactio, cioè il simbolo del riscatto dal peccato originale attraverso la prefigurazione del sacrificio di Cristo.

Analogamente al Ragazzo morso da un ramarro, il Sacrificio di Isacco dà prova dell'attenzione con cui Caravaggio raffigura le emozioni e le espressioni del volto, frutto certamente della sua formazione lombarda, particolarmente attenta a seguire gli insegnamenti e gli studi di Leonardo in fatto di fisiognomica.

1603 until 1604
Olio su tela
104.0 x 135.0cm
00289182
Immagine e testo per gentile concessione di Wikipedia, 2023

Dove si trova

Galleria degli Uffizi
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Collezione permanente