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La donna dei nodi

La donna dei nodi (1973) viene mostrata al pubblico per la seconda volta dalla sua realizzazione e con significativi interventi rispetto alla precedente versione. La scultura fu ‘spogliata’ delle garze che la ricoprivano e che ne impedivano il disvelarsi allo sguardo. La genesi dell’opera coincide, secondo le modalità di azione Fluxus, con il lavoro stesso e la scultura si compone nel tempo riallacciando diversi frammenti, frutto non di una visione personale ma di un processo collettivo: la corda con i nodi, realizzata da una persona di nome Deutsch e vista in una birreria di Colonia dove Brecht si recò nel 1973 con amici napoletani; la visita alla cava di marmo a Carrara, tempo dopo; e, infine, l’improvvisa immagine, comparsa sulla strada per Milano, di una donna distesa che stringeva nella mano una corda annodata. Questi elementi, insieme, hanno dato sostanza ‘fisica’ al lavoro, trasformato in una scultura in marmo realizzata da Sauro Ferrari e completato dalla corda annodata ceduta da Deutsch. L’opera è, dunque, testimonianza dello sconfinamento tra arte e vita professato da Fluxus ed è l’elemento residuale di una processualità, della quale Brecht ebbe il ‘solo’ merito di avere una visione, confluita in un lavoro che combina più elementi, solo apparentemente distanti fra loro.

1973

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