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Parabola dei ciechi

La Parabola dei ciechi (in olandese: De parabel der blinden) è un dipinto a tempera su tela (86x154 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, databile al 1568 circa e conservato nel Museo nazionale di Capodimonte di Napoli.

Contesto Nel XVI secolo l'Europa divenne teatro di profondi cambiamenti sociali: la Riforma protestante avviata da Martin Lutero, l'Umanesimo e l'ascesa al potere del ceto medio. Si trattava anche di un'epoca ricca di scoperte, allorché si passò alla teoria eliocentrica di Copernico. La cartografia di Ortelius influenzò non poco la raffigurazione dei paesaggi, mentre con la fondazione dell'anatomia moderna da parte di Andrea Vesalio si pone l'accento sulla maggiore attenzione da parte degli artisti di ottenere una resa verosimile dei corpi.

L'arte ormai si comprava nei mercati, e gli artisti per distinguersi dovevano relazionarsi con temi differenti da quelli tradizionali, mitologici e biblici: non a caso, da questo contesto emerge la pittura di genere, che ha per soggetto scene ed eventi tratti dalla vita quotidiana.

Pieter Bruegel il Vecchio iniziò la sua carriera illustrando paesaggi e scene fantastiche in uno stile così denso che venne sovente paragonato a Hieronymus Bosch. Più tardi seguì l'esempio di un altro pittore fiammingo: Pieter Aertsen, la cui fortuna deriva proprio dal raffigurare la quotidianità in uno stile altamente realistico. Con queste premesse, i soggetti e gli episodi di Bruegel diventarono più quotidiani e il suo studio più lenticolare: non a caso, la sua fama deriva proprio dalla sua meditazione sull'umanità, soprattutto contadina. Nei suoi primi dipinti Bruegel raffigurava i mendicanti in modo anonimo, privo di tratti distintivi: fu solo con il raggiungimento della maturità che si ebbe una fisiognomia più dettagliata ed espressiva.

Nel 1563 Bruegel si sposò con Mayeken Coecke (figlia di Pieter Coecke, suo maestro) e si trasferì a Bruxelles, sede del governo dei Paesi Bassi meridionali (1556-1714). Nel 1567 il governatore dei Paesi Bassi, Fernando Álvarez de Toledo, istituì il Consiglio dei torbidi, allo scopo di perseguitare gli eretici: Bruegel nutriva simpatie per il calvinismo, anche se non è ancora chiaro se nella sua Parabola dei ciechi (dipinta in quel periodo) inserì un messaggio politico; ciononostante, è evidente quanto rigettasse la Chiesa Cattolica. Le opere dei suoi ultimi anni sono caratterizzate da toni amari e grotteschi, evidenti nella sua Gazza sulla forca.

Si noti che nell'antica Grecia la cecità era considerata una condizione necessaria per ricevere doni sovrannaturali dagli dei. Nell'Europa medievale i ciechi erano protagonisti di miracoli, come nel caso di Bartimeo. Con la Riforma protestante, invece, viene abolita l'iconografia religiosa, con un rafforzamento dell'idea che la Salvezza era ottenuta per la fede in Gesù Cristo, e non per le opere individuali. L'elemosina per i poveri e gli infermi quindi calò drasticamente, e i mendicanti videro le proprie circostanze deteriorarsi. Viene addirittura rovesciata la concezione greca del cieco, tanto che nella letteratura dell'epoca gli uomini senza vista erano vittima di scherzi oppure addirittura bruciati al rogo.

Bruegel, infine, cita la parabola del cieco che guida i ciechi anche nella sua opera Proverbi fiamminghi, dove raduna tutti i vari proverbi popolari della cultura fiamminga.

Descrizione Il dipinto raffigura sei uomini ciechi e sfigurati, che camminano in un percorso delimitato da un fiume da un lato e da un villaggio con una chiesa dall'altro. Il primo uomo è già caduto con la schiena in un fossato e, essendo tutti aggrappati l'uno all'altro con i bastoni, sembra trascinare i propri compagni con lui. A guardare la scena, inoltre, vi è un mandriano sullo sfondo.

L'opera di Bruegel traduce in immagini la parabola evangelica del cieco che guida un altro cieco, riportata da Matteo 15:14, in cui Cristo si rivolge ai Farisei.

Bruegel, tuttavia, rinnova questo concetto portando il numero di ciechi da due a sei; sono tutti ben vestiti, e non presentano l'abbigliamento da contadino, caratteristico delle opere della tarda maturità di Bruegel. La faccia del primo uomo, rovesciato sulla schiena, non è visibile: il secondo gira il capo durante la caduta, forse per evitare di ruzzolare con la faccia per terra. Il terzo uomo condivide il bastone con il secondo, dal quale verrà trascinato. Gli altri devono ancora inciampare, ma seguiranno inevitabilmente lo stesso destino: è solo questione di pochi attimi, di pochi passi. La posizione assunta dal primo uomo già caduto, tra l'altro, evidenzia la padronanza di Bruegel nella tecnica prospettica dello scorcio. Si noti che, sebbene le ambientazioni di Bruegel in genere sono fittizie, quella della Parabola dei ciechi è stata identificata: si tratta del villaggio fiammingo di Sint-Anna-Pede.

Charles Bouleau ha sottolineato la tensione nei ritmi compositivi di Bruegel. Il dipinto è diviso in nove parti uguali da un fascio di rette parallele; queste ultime sono a loro volta suddivise da altre linee. La tela invita lo spettatore a seguire l'azione piuttosto che soffermarsi sulle singole figure. Gli uomini ciechi si rassomigliano nell'abbigliamento e nell'espressione somatica, e sembra che si stiano succedendo in un singolo movimento che culmina nella caduta che viene preceduta da varie azioni: «il vagabondare, poi l'esitazione, l'allarme, e l'inciampo». La successione delle teste descrive una linea curva e, andando avanti con la successione, aumenta anche lo spazio fra queste ultime, il che suggerisce allo spettatore la velocità crescente. I tetti spioventi delle case sullo sfondo contribuiscono alla sensazione di movimento dell'intera composizione.

Lo storico dell'arte Gustav Glück notò delle incongruenze nell'abbigliamento dei mendicanti, in quanto questi sono ben vestiti e portano con sé doghe e borse piene. Gli accademici Kenneth C. Lindsay e Bernard Huppé hanno sottolineato che i ciechi rappresentano i falsi sacerdoti che hanno ignorato gli ammonimenti di Cristo di non portare oro, borse, o doghe. Il primo della fila, tra l'altro, porta una ghironda, strumento musicale ai tempi di Bruegel suonato dai mendicanti: ciò forse sta a simboleggiare un falso menestrello, uno che non canta le lodi per Dio.

L'edificio sullo sfondo, identificato come la chiesa di Sint-Anna, nell'odierna città belga di Dilbeek, ha suscitato molti commenti. Una possibile interpretazione è che il santuario sia la prova dell'intento moralistico della tela: mentre i primi due ciechi inciampano e sono al di là della redenzione, gli altri quattro sono dietro l'edificio religioso, e quindi possono ancora essere salvati. Un'altra esegesi vuole che la chiesa, con un albero appassito piantato nelle circostanze, sia un simbolo anti-cattolico, e che coloro che la seguono cadranno come il primo degli uomini ciechi. Altri, invece, negano ogni simbolismo nel luogo di culto, notando che i dipinti di Bruegel non erano nuovi a chiese inserite nella città come parte integrante del paesaggio urbano. Il ricercatore Zeynel A. Karcioglu, invece, suggerisce che la chiesa alluda all'indifferenza sociale verso la misera condizione dei disabili.

Stile L'opera, ad oggi una delle quattro tempere sopravvissute di Bruegel, è precisamente un tüchlein, ovvero un dipinto realizzato con un colore preparato mescolando pigmenti con una colla solubile in acqua; questo metodo, tra l'altro, era già consolidato nel campo dei manoscritti miniati prima dell'introduzione del colore ad olio. Non è ancora chiaro da chi Bruegel possa aver assimilato questa tecnica: si pensa alla suocera miniaturista Mayken Verhulst, al maestro Pieter Coecke van Aelst o al pittore Giulio Clovio, che collaborò con l'artista durante la sua permanenza in Italia. A causa della solubilità della colla e dell'alta deperibilità della tela di lino, tuttavia, i tüchlein tendono a degradarsi velocemente, con danni difficili da restaurare: la Parabola dei ciechi. in ogni caso, versa in un ottimo stato di conservazione e non ha presentato danni molto gravi. Il dipinto, firmato e datato Brvegel.

M.D.LX.VIII, misura 86 cm × 154 cm (34 in × 61 in) ed è il più grande realizzato nel 1568.

Il tono austero dell'opera viene enfatizzato dall'uso di colori spenti e freddi: la tavolozza di Bruegel comprende infatti il grigio, il verde, il nero, il marrone e il rosso. La linea obliqua creata dai corpi, un po' sfasata rispetto al primo piano, taglia diagonalmente la composizione e accentua la loro fragilità e il loro drammatico isolamento. Il paesaggio sullo sfondo è tipicamente fiammingo, al contrario del resto dei dipinti di Bruegel, che era solito introdurre in paesaggi locali anche elementi estranei tratti da altri paesi.

La tradizione pittorica di allora era solita raffigurare i ciechi come beneficiari di doni celestiali. Bruegel, invece, prende le distanze da questa concezione, ritraendo i propri uomini abbandonati a sé stessi e in procinto di cadere; avviene addirittura un rovesciamento di questo precetto, nel caso dell'uomo senza occhi che si ritrova tale in seguito a una punizione divina.

Bruegel in questa composizione riprende l'oggettività empirica tipica del Rinascimento. Nei dipinti precedenti, i ciechi erano in genere raffigurati con gli occhi chiusi. Qui, invece, a ogni uomo viene assegnata una patologia oculare diversa; ciò avviene con un realismo così crudo da aver permesso l'identificazione delle loro malattie da esperti successivi, anche se continua a persistere qualche disaccordo diagnostico. I primi studi in merito si ebbero nel 1889 con la pubblicazione di Les difformes et les malades dans l'art (La deformazione e la malattia nell'arte), di Jean-Martin Charcot e Paul Richer; seguì il patologista francese Tony-Michel Torrillhon, con ulteriori indagini sulle figure di Bruegel. Gli occhi del primo uomo non sono visibili nel dipinto; i bulbi oculari del secondo sono stati enucleati ed eviscerati; il terzo soffre di leucoma corneale, e il quarto di atrofia del nervo ottico; il quinto sembra essere cieco (con una percezione visiva nulla) o fotofobico; il sesto invece è danneggiato dal pemfigoide bolloso. Charcot e Richer hanno messo in evidenza lo sguardo perso nel nulla dei sei uomini, a indicare il fatto che per orientarsi fanno affidamento sugli altri sensi.

1956
Oil on panel
86.0 x 154.0cm
Q 1
Immagine e testo per gentile concessione di Wikipedia, 2023

Dove si trova

Museo di Capodimonte
Museo di Capodimonte
Collezione permanente